Salvataggio ILVA. Inaccettabili per i sindacati i 6 mila esuberi previsti dai due piani di acquisto. Sciopero a Taranto

di redazione 30/05/2017 ECONOMIA E WELFARE
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I sindacati considerano "inaccettabili" 5-6000 esuberi per Ilva: lo hanno detto al termine dell'incontro al Ministero dello Sviluppo tra ministro Calenda, sindacati e commissari per la presentazione dei piani.
    Il numero degli esuberi è previsto da entrambi i piani industriali presentati dalle due cordate in gara per Ilva e illustrate oggi ai sindacati. I sindacati si reincontreranno con il ministro il primo giugno per esprimere il proprio parere.

Sciopero nelle prime quattro ore del primo turno domani dei lavoratori diretti dell'Ilva e dell'appalto in concomitanza con il nuovo vertice al Mise per discutere dei piani industriali presentati dalle due cordate interessate a rilevare l'azienda, che prevedono migliaia di esuberi. Lo ha deciso il Consiglio di fabbrica dopo un'assemblea nello stabilimento di Taranto. 

E' previsto inoltre un presidio sotto la portineria 'Direzione' fino al termine della riunione al Mise. A valle del vertice romano "saranno programmate - spiegano in una nota congiunta Fim, Fiom, Uilm e Usb - le assemblee e decise ulteriori iniziative di mobilitazione". I sindacati "respingono con forza - è detto - i numeri degli esuberi presentati da entrambe le cordate nei loro piani che risultano così non negoziabili" e "si dichiarano indisponibili a negoziare sui piani industriali presentati, che vanno riscritti garantendo salute, ambiente, occupazione e salari".

Si ribadisce poi "la necessità di costruire una piattaforma rivendicativa che preveda il coinvolgimento della città". "Ambiente, salute e lavoro sono - aggiungono Fim, Fiom, Uilm e Usb - imprescindibili per il rilancio di Ilva e della provincia ionica già fortemente in crisi". A fronte della convocazione di domani al Mise, i sindacati invitano i lavoratori all'unità chiedendo agli stessi la massima partecipazione allo sciopero.

Fonti del Ministero assicurano però che "nessun lavoratore" dell'Ilva "sarà licenziato e/o lasciato privo di protezione" e "tutti i lavoratori non assunti dall'acquirente rimarranno in capo all'amministrazione straordinaria per la durata del programma e potranno essere impiegati nelle attività di decontaminazione eseguite dalla procedura". Le fonti precisano anche che i numeri dei tagli previsti nell'offerta presentata da Am Investco sono "suscettibili di miglioramento, per espressa dichiarazione di disponibilità dell'offerente".

Adesso, dopo l’incontro tra i sindacati e il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, emergono i numeri degli esuberi, rispetto agli attuali 14.200 dipendenti del gruppo (di cui, però, 4.100 in cassa integrazione: 3.300 tra Taranto e Marghera e 800 tra Genova e Novi).

La proposta di acquisizione della cordata Am Investco (quella scelta dai commissari: ArcelorMittal-Marcegaglia) prevede di portare i dipendenti a 9.400 nel 2018 e a 8.400 nel 2023, quindi con un numero massimo di esuberi di 5.800 unità nel 2023, anno entro cui dovrà essere completato il piano ambientale.

La cordata concorrente AcciaItalia (Jindal, Cdp, Arvedi, Delfin) prevede di portare i 14.200 dipendenti del gruppo a 7.800 nel 2018 per poi risalire prima a 9.800 nel 2023 (che poi diventano 10.800 nel 2024), con un numero massimo di esuberi pari a 6.400 unità nel 2018. Da sottolineare che la cordata Am Investco prevede un costo medio annuo di 50 mila euro per dipendente (in linea con il livello attuale) nel 2018 (per poi crescere fino a 52 mila negli anni successivi), AcciaItalia di 42 mila euro (-16%) nel 2018 (per poi crescere fino a 45 mila nel 2024).

Per i sindacati le proposte con tali esuberi sono inaccettabili. I rappresentanti di Fim, Fiom e Uilm sono usciti dall’incontro al ministero decisamente delusi e hanno avvertito che non accetteranno tagli al personale così consistenti. «Non è accettabile che ci sia una riduzione dell’occupazione di questa natura — ha dichiarato il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini — l’incontro è stato deludente, non abbiamo capito i motivi per cui è stata scelta una proposta rispetto all’altra. Un prezzo occupazionale così alto non è possibile da pagare». «Non sono proponibili migliaia di esuberi — ha affermato il segretario generale della Uil, Rocco Palombella — dei 5.800 tagli previsti da Am Investco Italy la parte più rilevante sarebbe a Taranto. Faremo cambiare il piano». «Partiamo male — ha affermato il segretario generale della Fim, Marco Bentivogli — il prezzo per i lavoratori è troppo alto. C’è un problema anche sul costo medio salariale. Il governo ha spiegato che l’accordo con i sindacati è vincolante ma dopo l’aggiudicazione. Per noi questi tagli sono inaccettabili e chiediamo di avere più dettagli sugli investimenti nel ciclo produttivo. Anche la riduzione di personale prevista dalla proposta di AcciaItalia è da respingere: una ripresa dell’occupazione si avrebbe nel 2023, ma sei anni sono tantissimi e pensare di ripartire con 6.400 lavoratori in meno non è immaginabile»


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